Duomo di Monza





L’attuale struttura del Duomo di San Giovanni Battista - prezioso scrigno di storia e di religiosità - è frutto delle costanti attenzioni riservate al tempio, per oltre 1400 anni, da parte dei massimi esponenti del potere lombardo e della popolazione monzese.

Gli alti valori artistici e simbolici rappresentati dal Duomo ne hanno motivato il riconoscimento di “Monumento nazionale” e l’inserimento nella lista mondiale dei “Monumenti testimoni di una Cultura di Pace" dell’UNESCO.

Le tradizionali origini dell’edificio sacro risalgono all’anno 595. Fu allora che la prima regina longobarda d’Italia, Teodolinda, scelse le amene rive del Lambro quale luogo ove far edificare il proprio palazzo reale e un “oraculum” (una cappella) intitolato a San Giovanni Battista. L’atto fondativo di Teodolinda ha avuto un altro grande valore, indelebilmente associato com’è all’avvio del processo evolutivo della Cultura longobarda che al proprio culmine - raggiunto con l’effettiva, finale adesione al Cattolicesimo - ha dato origine al primo fondamento della Cultura Europea.

Per queste circostanze storiche - determinanti nella storia della Cultura longobarda ed europea- il Duomo di San Giovanni Battista riveste un ruolo centrale nell'ambito dell’Itinerario Culturale “Longobard Ways across Europe”.

Il disegno di Teodolinda

La costruzione dell’oraculum e la sua intitolazione a San Giovanni Battista furono il frutto di una illuminata scelta politico-religiosa di Teodolinda. La regina dette così prova concreta del proprio impegno a favorire l’avvicinamento al Cattolicesimo romano da parte del suo popolo ancora legato ai culti nordici o alla fede ariana. Un gesto di grande impatto su papa Gregorio I Magno che manifestò apprezzamento e gratitudine inviando a Teodolinda dei preziosi doni che sono ancor oggi visibili nel Museo e Tesoro del Duomo.

E proprio nell’oraculum Teodolinda e il marito, re Agilulfo, fecero battezzare con rito cattolico il figlioletto Adaloaldo, erede al trono. Un atto che sanciva una nuova impostazione della monarchia longobarda, trasformando la carica regale da elettiva - quale era stata sino ad allora- in ereditaria.

Di fatto il processo politico-religioso avviato da Teodolinda si concluse circa un secolo più tardi, nell’ultima fase evolutiva della Cultura longobarda, con la fusione tra culture e tradizioni germaniche con quelle classiche greco-romane e con gli influssi bizantino-orientali e slavi: la prima pietra della Cultura Europea.

Evidenze longobarde

Gli scavi archeologici indicano che la prima basilica - sviluppata dall’ampliamento dell’oraculum - avrebbe avuto tre absidi e una semplice forma a croce. Posta nella metà ad est dell’attuale tempio, la basilica era preceduta da un atrio quadriportico adibito anche a funzioni civili sino al XIII secolo. Della fase iniziale del complesso dato dal palazzo reale e dal Duomo permangono la Torre longobarda (incassata tra la cappella di Teodolinda e la vecchia sagrestia), oltre ad alcuni materiali edilizi custoditi nel Museo e Tesoro del Duomo.

Il disegno dei Visconti

Verso la fine del XIII secolo, il Duomo divenne oggetto di nuove attenzioni da parte della famiglia ghibellina dei Visconti. Costoro, divenuti nel 1277 Signori di Milano, vollero collegare la loro incerta genealogia - forse longobarda - alla stirpe regale di Teodolinda, di cui rilanciarono la figura e il culto. Un riferimento dinastico - rafforzato da una letteratura compiacente - che poteva avvalorare la legittimità del potere appena conquistato. Quanto al Duomo, i Visconti ne confermarono il ruolo quale sede delle solenni incoronazioni reali in connessione con S.Ambrogio di Milano.

Cappella di Teodolinda

I lavori di ampliamento e abbellimento del Duomo si protrassero sino al 1447, quando la dinastia dei Visconti fu avvicendata da quella degli Sforza. Il passaggio dinastico - prefigurato dalle nozze (1441) tra Bianca Maria, figlia di Filippo Maria (l’ultimo Visconti), e Francesco Sforza - motivò l’incarico alla famiglia artistica degli Zavattari di decorare le pareti della Cappella di Teodolinda con il ciclo sulla vita della fondatrice del Duomo: un abbagliante capolavoro pittorico del gotico internazionale. Celato dietro l’ottocentesco altare, in cui si custodisce la Corona Ferrea, vi è un sarcofago in pietra ove giacciono le spoglie della venerata regina Teodolinda.

SCHEDA STORICA

Corona Ferrea

Nella storia - leggendaria, mistica e storica - della Corona Ferrea spicca la data del 1354. Quell’anno papa Innocenzo IV proclamò il diritto del Duomo di ospitare le cerimonie delle incoronazioni dei Re d’Italia con la Corona Ferrea che lì era custodita da tempo immemore. Una diposizione non sempre rispettata nei tempi successivi. Nel 1576 San Carlo Borromeo istituì il culto del Sacro Chiodo, con cui si riconosceva alla Corona il valore di Sacra reliquia, oggi custodita nel tabernacolo dell'altare della Cappella di Teodolinda.

SCHEDA STORICA

Biblioteca e Archivio Capitolare

Originate in epoca longobarda, le collezioni documentarie della Biblioteca e dell’Archivio del Duomo si arricchirono, a partire dal X secolo, con le donazioni dell’imperatore Berengario I e con altri documenti che provano lo sviluppo di scuole di diritto canonico. Ulteriori importanti acquisizioni si registrano nel XII secolo. Esse riguardano soprattutto codici e antifonari per le celebrazioni liturgiche e la formazione del clero. Nel 1797 le autorità napoleoniche confiscano Tesoro e Biblioteca. Nel 1817, con il Trattato di Vienna, vengono restituiti a Monza 115 manoscritti, ma solamente un terzo degli incunaboli confiscati dai francesi.

La dotazione bibliotecario-archivistica del Duomo conta oggi 253 manoscritti, dei quali 176 anteriori al 1500.

Prerogative del Duomo

Come istituzione regia, la basilica monzese - dalle sue origini destinataria di ampie donazioni (anzitutto quelle di Teodolinda e dell’imperatore Berengario I) - mantenne a lungo un regime speciale che le consentì, accanto alle prerogative spirituali, di ampliare anche la propria giurisdizione temporale. Nel 1135 papa Innocenzo II prese sotto la propria diretta protezione la chiesa di Monza, confermando al suo clero tutti i privilegi e, nel 1136, l’imperatore Lotario II concesse al clero monzese l’indipendenza da Milano. Per effetto di tali decisioni l’arciprete di Monza si vide poco dopo confermare (1150) la facoltà di ordinare i chierici della propria chiesa.

La sostanziale indipendenza della chiesa monzese dall’arcidiocesi di Milano si rileva anche nel contrasto sull’adozione dei riti: Monza per lungo tempo adottò il rito patriarchino (di origine aquileiese), contrapposto al rito ambrosiano.

L’arciprete della Basilica di San Giovanni Battista mantiene tuttora antichi privilegi: gode di insegne episcopali, quali mitra e anello, e può schierare all’interno del Duomo, nelle circostanze solenni, un proprio gruppo di guardie armate: gli Alabardieri. Una prerogativa molto antica che - nel mondo della Chiesa - è paragonabile, pur nelle debite proporzioni, soltanto alla tradizione del Corpo delle Guardie svizzere del Vaticano.

 

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