Chiesa dei SS. Pietro e Paolo in Beolco





Nella frazione di Beolco, la chiesa dei Santi Pietro e Paolo, facente parte della proprietà della famiglia Guzzoni, è la chiesa più antica del territorio municipale. Le notizie documentate più antiche, risalgono al nome di Ferlinda, figlia di Bertarido che, rimasta vedova nell'anno 975 dal conte Attone di Lecco, avrebbe fatto riedificare questa chiesa nel paterno castello "de loco Bevulco" dotandola di beni e di clero canonico, ponendo la chiesa sotto la protezione di S. Pietro, cioè sotto la giurisdizione del papa. La struttura, più volte rimaneggiata anche nelle dimensioni, conserva quale parte originaria in stile romanico, solo la zona dell'abside. La parete semicircolare è realizzata sovrapponendo pietre squadrate di granito in basso e pietre di arenaria del luogo (pietra molera) sopra. Nel cortile della chiesa dei S.S. Pietro e Paolo è stata dissotterrata un'ara fatta con blocchi di granito. Essa veniva usata per riporre piccole urne con ceneri. All'interno vi è conservata una Via Crucis con scritte in latino e tedesco. La volta è affrescata con la raffigurazione del cielo in cui troneggiano le figure della Santissima Trinità con a fianco la Madonna, poi San Francesco d'Assisi, S. Giovanni Battista, e infine S. Pietro raffigurato con le chiavi e S. Paolo con la spada simbolo del suo martirio, questi ultimi due titolari della chiesa. In fondo alla chiesa sono murate tre parti di una lapide, quali avanzi della pietra tombale di due nobili longobardi, i fratelli Grauso e Aldo le cui vicende sono narrate da Paolo Diacono nella “Historia Langobardorum” e di cui si fa cenno nella “Storia di Milano” della Fondazione Treccani degli Alfieri.  Simboli in pietra e i resti di volti scolpiti compaiono all’esterno dell’abside della chiesa. Paolo Diacono nella sua storia longobarda narra dei due fratelli “Aldone e Grausone”, che insieme ad altri longobardi vennero meno al giuramento di fedeltà al re Cuniberto e ne occuparono il regno e la reggia di Pavia in sua assenza. Il sovrano meditò allora di ucciderli ma, per colpa di uno zoppo che la leggenda vuole fosse lo spirito di un insetto che il re aveva cercato di eliminare, i due fratelli vennero a sapere dei suoi piani e furono risparmiati. Nella “Storia di Milano” si legge che “se non si tratta di un caso di omonimia suggerito a qualche genitore longobardo dalla celebrità di quei fratelli, si potrebbe pensare che quei due personaggi storici Aldo e Grauso, di cui la lapide di Beolco ricorda non solo la ricchezza (opibus decori) ma la nobiltà di sangue (genere) fossero proprio i due protagonisti dell’accorta fuga nella chiesa di S. Romano in Pavia. La lapide dice come li uccise entrambi, contemporaneamente, la spada seviens, e in questo concetto dell’infierire mi sembra adombrato non tanto un fatto singolo e personale, quanto appunto quelle vicende (…) che contrassegnarono il triennio della morte di Cuniberto. È credibile che Aldo e Grauso siano qui occasionalmente caduti e sian stati sepolti nella chiesetta di Beolco dove pure c’era un altare di S. Stefano, e anche più probabilmente siano stati uccisi in questa loro tenuta o castello che fosse. La modestia della lapide potrebbe anche dipendere dal fatto che con la loro uccisione il vincitore, verosimilmente Ariberto II, s’era anche preso le ricchezze che pure i due defunti, a dire della epigrafe, avevan goduto in vita. Essa dice che il mondo li ebbe illustri e aggiunge che godevano di sensi ed affetti specchiati e di memorabile prestanza. Al padre loro forse appartiene la lapide decorata, lì accanto”. L'edificio può essere visitato in occasione della festività dei Santi Pietro e Paolo o contattando il custode.



Informazioni di contatto

  • Via Beolco, 11 23887 Olgiate Molgora
  • Lat 45.71796102975631, Long 9.394306421279907